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Channel: alluvioni – Gruppo d'Intervento Giuridico (GrIG)
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Come l’Italia combatte il dissesto idrogeologico.

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Cagliari, strada statale n. 195 interrotta (10 ottobre 2018)

E’ di queste settimane l’approvazione di un’importante atto della Corte dei conti – Sezione centrale di controllo sulle Amministrazioni dello Stato relativa alla gestione del Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico, la cassaforte e la regìa nazionale per la lotta al dissesto idrogeologico che tante calamità innaturali causa al nostro povero Bel Paese.  

La deliberazione Corte conti, Sez. centrale controllo Amm. Stato, 31 ottobre 2019, n. 17/2019/G fa una fotografia impietosa, per certi versi.

Ecco una sintetica panoramica di che cosa è e che cosa si fa per combattere il dissesto idrogeologico in Italia.

Dissesto idrogeologico e calamità innaturali.

Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (S.N.P.A., formato dall’I.S.P.R.A. e dalle A.R.P.A. regionali) ha presentato il 27 febbraio 2019 il Rapporto Ambiente 2018, dove, fra le tante informazioni ambientali utili a stabilire lo stato di salute del territorio italiano, si riporta che le 620.808 frane avvenute negli ultimi 900 anni hanno interessato complessivamente il 7,9% del territorio nazionale, un’area di circa 23.700 km quadrati, mentre il consumo di suolo continua a crescere, pur segnando un importante rallentamento negli ultimi anni: tra il 2016 e il 2017 le nuove coperture artificiali hanno riguardato circa 5.200 ettari di territorio, in media poco più di 14 ettari al giorno, circa 2 metri quadrati di suolo persi irreversibilmente ogni secondo.

Erano addirittura 8 metri quadrati al secondo degli anni 2000, il rallentamento iniziato nel periodo 2008-2013 (tra i 6 e i 7 metri quadrati al secondo), “è probabilmente dovuto all’attuale congiuntura economica, più che a una reale aumentata sensibilità ambientale verso le problematiche della conservazione del suolo”.

Si tratta delle basi di quanto ben noto, ma sempre in secondo piano: purtroppo, in Italia, negli ultimi 55 anni, sono stati più di 5.000 i morti a causa delle ripetute, consuete calamità innaturali.

Si ripetono sistematicamente, un lungo rosario di disgrazie.

Da Olbia a Genova fino a Refrontolo, a Livorno, a Sarno, a Casteldaccia.   In tutta Italia. 

Le cause?   Sempre le stesse: quella calamità che si chiama uomo.

La strategia di contrasto.

L’allora Governo Renzi, più di tre anni fa, affermava di voler voltare pagina con il nuovo programma nazionale Italia sicura, il successivo Governo Gentiloni non pare che abbia fatto seguire molti fatti.

L’attuale Governo Conte, inizialmente non ha messo nemmeno tre righe in proposito nella Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (D.E.F.) 2018, successivamente ha agevolato il condono edilizio per gli immobili abusivi terremotati di Ischia con il recente  art. 25 del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109 (Disposizioni urgenti per la citta’ di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze), ma ora sembra aver avviato una positiva inversione di tendenza.

I dati del dissesto idrogeologico in Italia .

Il 27 febbraio 2019 ha presentato il piano nazionale per la protezione del territorio ProteggItalia, ben 11 miliardi di euro ((1,6 di fondi comunitari) per sostenere un programma intersettoriale di interventi per affrontare il dissesto idrogeologico, la protezione del suolo, la difesa delle aree agricole, il risanamento dei danni determinati dalle più recenti calamità innaturali dell’autunno 2018 (756 milioni di euro per il Veneto, 333 per la Liguria, 277 per il Friuli-Venezia Giulia, 202 per l’Abruzzo, 135 per l’Emilia-Romagna, 66 per la Sardegna).  

Un importo di 3 miliardi di euro è subito disponibile nel 2019 per gli interventi immediatamente cantierabili.

frana causata da tagli boschivi

La proposte GrIG.

Noi del Guppo d’Intervento Giuridico onlus, da tempo, abbiamo proposto un vero e proprio New Deal a livello nazionale e regionale, un grande piano di risanamento idrogeologico per salvaguardare l’ambiente, la vita, il lavoro.

Abbiamo formalizzato la proposta a livello regionale anche in sede di osservazioni per la politica di gestione dei fondi comunitari 2014-2020.

In realtà, finora ben poco è stato fatto e basta una serie di temporali per ritrovarci, come al solito, con strade interrotte, paesi isolati, gravi pericoli per l’incolumità pubblica, centinaia di milioni di euro di danni.

Le proposte sono sempre attuali, eccole.

Per esempio, limitatamente alla Sardegna, il territorio rivela un diffuso rischio idrogeologico: l’80% dei Comuni (306 su 377) è a rischio frane e alluvioni, con oltre 613 kmq. interessati (dati Ministero ambiente, 2013).

Purtroppo, in particolare nell’autunno 2013, in concomitanza con eventi atmosferici intensi (“Ciclone Cleopatra”), si è verificata l’ennesima calamità innaturale in Gallura, nel Nuorese, nel Campidano, con nuovi gravissimi lutti e danni materiali.  Nell’autunno 2015, negli stessi luoghi, la calamità innaturale s’è ripresentata.

Nell’ottobre 2018 l’intera costa sud-occidentale sarda è stata isolata per giorni isolata per l’interruzione della strada statale n. 195, sommersa e semi-distrutta dall’acqua.

Non solo.  Si stima che le reti idriche isolane attualmente perdano circa il 55% dell’acqua trasportata (dati Agenia Consulting, 2014), a causa di carenze manutentive e di opere di adduzione obsolete.

Per contro, emerge la fragile consistenza del complessivo livello di scolarizzazione: ben il 38,2% della popolazione residente ha solo la licenza media e ben il 24,5% solo quella elementare o, addirittura, alcun titolo.  Tuttora il 25,8% dei sardi fra 18 e 24 anni ha solo la licenza media, il dato più elevato in Italia (dati M.I.U.R., giugno 2013).     Vuol dire che il 62,7% dei residenti in Sardegna in età lavorativa (dai 16 anni in poi) è privo di qualifica professionale (da Sardegna Statistiche, anno 2009).

Questo non fa che aggravare l’attuale crisi estremamente dura, con conseguenze pesantissime sul contesto economico-sociale.

Sardegna, Giara, bosco mediterraneo

Riteniamo, quindi, utile insistere con la proposta di destinare almeno un terzo del complessivo importo dei fondi disponibili inerenti la programmazione comunitaria sia destinata a un vero un vero e proprio new deal nel campo del risanamento idrogeologico e della distribuzione idrica, con il sostegno dei fondi comunitari 2014-2020, così anche da fornire occasioni di lavoro per imprese, professionalità, maestranze di ogni livello, con indubbi riflessi positivi sulla qualità ambientale e della sicurezza del territorio, nonché del miglioramento del contesto economico-sociale sardo nel breve-medio termine.

La proposta, se accolta, andrebbe a integrarsi bene con il piano nazionale per la protezione del territorio ProteggItalia, approvato dal Governo nazionale nel marzo 2019.

La Corte dei conti, però, ci riporta alla realtà.  Che rivela poche luci e molte, troppe ombre.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

un pessimo esempio di taglio esteso di una Lecceta, su suoli sottili

dal sito web istituzionale della Corte dei conti, 6 novembre 2019

DISSESTO IDROGEOLOGICO, CORTE CONTI: SCARSO USO RISORSE E INEFFICACIA MISURE ADOTTATE.

Deliberazione della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato.

“Scarso utilizzo delle risorse stanziate per il Fondo progettazione contro il dissesto idrogeologico e inefficacia delle misure sinora adottate, di natura prevalentemente emergenziale e non strutturale”.  

E’ quanto emerge dalla relazione sul “Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico (2016-2018)” approvata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti con deliberazione n. 17/2019/G del 31 ottobre scorso, che ha preso in esame le modalità di funzionamento e di gestione del Fondo, la governance e le responsabilità dei soggetti attuatori e l’efficacia delle misure emanate. 

Le risorse effettivamente erogate alle Regioni, a partire dal 2017, rappresentano, negli anni oggetto dell’indagine, solo il 19,9% del totale complessivo (100 mln di euro) in dotazione al Fondo.

Numerose le criticità a livello nazionale e a livello locale: l’inadeguatezza delle procedure e la debolezza delle strutture attuative; l’assenza di adeguati controlli e monitoraggi; la mancata interoperabilità informativa tra Stato e Regioni; la necessità di revisione dei progetti approvati e/o delle procedure di gara ancora non espletate; la frammentazione e disomogeneità delle fonti dei dati sul dissesto.

E’, inoltre, emersa la diffusa difficoltà delle amministrazioni nazionali e locali di incardinare l’attività di tutela e prevenzione nelle funzioni ordinarie, con il conseguente ripetuto ricorso alle gestioni commissariali. 

La Corte raccomanda l’adozione di un sistema unitario di banca dati di gestione del Fondo, assicurando in tempi rapidi la revisione dell’attuale sistema e che il nuovo quadro normativo e regolamentare, di recente introdotto, garantisca l’unitarietà dei livelli di governo coinvolti, la semplificazione delle procedure di utilizzo delle risorse nonché il potenziamento del monitoraggio e del controllo sugli interventi. 

Corte dei conti – Ufficio stampa

testo della deliberazione Corte conti, Sez. centr. controllo Amm. Stato, 31 ottobre 2019, n.17/2019/G [1,185 MB PDF]

Maremma, bosco

(foto E.R., A.L.C., S.D., archivio GrIG)


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